giovedì 14 aprile 2016

Sulla pelle viva

Premessa doverosa: le grandi tragedie e i piccoli drammi alle volte si intersecano, accuendo la sensibilità personale su una digrazia rispetto alle altre altrettanto terribili.
Nel mio caso è il Vajont.
Ero alle elementari e si parlava, non ricordo perché, dle Vajont ed io mimai ilboom di una esplosione, perché questo si diceva allora: che la diga fosse crollata o simile. La maestra mi riprese "non si scherza su così tanti morti".
E questo è uno dei miei pochi ricordi delle elementari.
Quando, parecchi anni dopo, ascoltai su radio3 l'intervista a Paolini l'evento ritornò alla memoria (il rimprovero della maestra, non la disgrazia).

Insomma, alla fine guardai il monologo in TV, acquistai la videocassetta con libro allegato ed ora ho letto il racconto della giornalista che da subito condusse una disperata battaglia per impedire la costruzione della diga e denunciò i sopprusi della SEDE/Enel sugli abitanti dlela zona.

Una storia italiana, una come tante che anocra oggi continuano a ripetersi sempre nel silenzio complice della grande stampa e della politica.
Non è un caso chein questi giorni ci sia il referendum sulle trivelle.

Un'ottima giornalista che riesce a raccontare con i documenti (le note sono esemplari per completezza) una storia che ha vissuto in prima persona, tra le vergognose accuse di giornali e giornalisti e politicanti, queli sì i veri sciacalli.
Una donna coraggiosa e fiera, una giornalista come ormai ce ne sono pochi.
Un libro da usare come testo di esame nellle varie scuole corsi laurea master di giornalismo.

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